Am citit ca a murit Marta Cozmin si m-am intristat si mi s-a facut dor de poparizi.
Pentru cei care nu stiu, Marta Cozmin e o autoare de povesti pentru copii – niste povesti cu totul si cu totul deosebite, care pe mine m-au fascinat. Si ilustratiile de la editia „Umbra povestilor” din 80 si ceva pe care o aveam eu erau bizare: figuri lunguiete, albastrii sau verzui… nimic colorat, nimic „de copii” in cartea aia. Ma facea sa ma simt cumva diferita cand o citeam (mai ales ca erau si multe cuvinte pe care nu le intelegeam). O carte cu foarte multa atmosfera. Abia astept s-o caut maine!!
Aceeasi senzatie pe care o aveam cu cartea Martei Cozmin am retrait-o cand am gasit la faimoasa (acum disparuta-si-devenita-City-Grill!!) Biblioteca Gherea o carte de povesti care se numea „Similda si lupta cu piticii nani”. Aceasta carte m-a obsedat literalmente ani de zile, de ajunsesem sa cred ca am inventat-o, pur si simplu. Nimeni nu auzise de ea; biblioteca disparuse si nu mai aveam unde sa ma duc s-o pipai si sa urlu „ba exista!” si, ceea ce e mai grav, nu-mi aminteam despre ea decat ca e foaaaaarte ciudata.
Am gasit-o de un Martisor pe la anticarii de la Universitate. Era o colectie de legende (bizare, intr-adevar) din muntii Dolomiti.
Dar nu se compara cu Marta Cozmin. Sunt fericita ca l-am [re]descoperit pe Vidal si cartusiera de carti. Si ca mi-a amintit de ea.
http://cartuse.weblog.ro/2007-12-13/234552/Marta-Cozmin–Croitorul-de-povesti.html
multumesc! :)
si eu! :)
I MONTI PALLIDI
Karl Felix Wolff
Parte I
C’era una volta un giovane, bello e valoroso figlio di un re, il cui regno si estendeva tra le Alpi Orientali. Tutti gli abitanti erano pastori o cacciatori e vivevano felici tra le alte e rocciose vette e i verdi pascoli. C’era un solo infelice nel regno, ed era proprio il giovane principe. Da alcuni anni era tormentato dal grande desiderio di andare sulla Luna. Egli la ammirava ogni notte e non riusciva a darsi pace. Interrogò tutti i sapienti del regno e delle zone vicine, ma nessuno seppe soddisfare il suo pazzo desiderio. I suoi amici cercavano in ogni modo di distrarlo, ma senza alcun risultato. Finché questo desiderio divenne una vera e propria malattia, che però nessuno dei medici più bravi e illustri del mondo riuscì a curare. Il principe continuava a vagare per boschi e campi, senza meta, con lo sguardo sempre fisso alla lontana Luna.
Un giorno, durante una battuta di caccia con amici, il principe si allontanò e si smarrì. Dopo aver tanto camminato senza aver trovato la strada del ritorno, decise di passare la notte su un altopiano fiorito di bei rododendri, e si addormentò subito. Quella notte fece un curioso sogno: gli sembrò di essere in un luogo sconosciuto e di parlare con una fanciulla di incantevole bellezza,e attorno a loro tutto era bianco e luminoso. Il principe offrì alla ragazza un mazzo di rododendri, lei li prese sorridendo e poi gli svelò di essere la figlia del re della Luna. A quelle parole il giovane si svegliò. Pieno di gioia guardò la Luna alta nel cielo, ma subito il dolore prese il posto della gioia al pensiero del suo solito desiderio. Mentre era assorto in tristi pensieri, senza neppure accorgersi, raccolse qualche rododendro da terra. Poi, sentendo delle voci in lontananza, prima confuse, poi sempre più distinte, si avviò verso la rupe da dove gli pareva che le voci provenissero. Avanzò titubante sulla rupe, la cui sommità era coperta da una nuvola, e in cima trovò una porta dietro alla quale c’era una stanza illuminata. E nella stanza due uomini vecchissimi parlavano tra loro. Vedendo il giovane, lo accolsero con gentilezza, e alle sue domande risposero che erano abitanti della Luna, scesi momentaneamente sulla Terra. Potete solo immaginare la gioia del principe nel sentire tali parole! Chiese di essere portato sulla Luna e i due vecchi lo accontentarono subito. Gli spiegarono però che lassù tutto è bianco e splendente: – Un abitante della Terra non può restarci a lungo, perderebbe presto la vista perché i suoi occhi non sono abituati a tutto quel bagliore. D’altra parte, nemmeno un abitante della Luna potrebbe resistere a lungo sulla Terra perché verrebbe preso da mortale nostalgia per il suo paese luminoso e morirebbe.
Una volta giunti sulla Luna, i tre si congedarono e il principe si avviò verso il castello reale. Tutto il paesaggio attorno a lui era bianco e splendente di una luce chiara e velata. Giunse davanti ad un cancello lucente e ben lavorato, oltre il quale si estendeva un bel giardino fiorito e il castello. Il giardiniere lo vide avvicinarsi con il mazzo di rododendri che il principe non ricordava neanche di aver portato con sé fino là, e gli consigliò di potarli alla principessa della Luna, che amava moltissimo i fiori belli e rari. Il principe non se lo fece ripetere due volte e venne ricevuto dal re nel suo castello bianco e luminoso. Il re e sua figlia furono molto incuriositi dal principe e gli fecero numerose domande sulla sua provenienza.
Presto il principe della Terra e la principessa della Luna si innamorarono e si sposarono. Il bel giovane faceva lunghe passeggiate per i campi della Luna, ma si accorse che gli occhi cominciavano a fargli male. Ricordandosi le parole dei due vecchi e temendo quindi di diventare cieco, chiese il permesso di tornare sulla Terra e di portare con sé la principessa sua moglie.
Nel regno delle Alpi Orientali si diffuse subito la notizia che il principe era tornato con una bella fanciulla venuta dalla Luna: ella si distingueva da tutte le altre donne per la forte luce bianca che emanava tutt’intorno. Tutti ammiravano lei e i bei fiori bianchi che aveva portato con sé dalla Luna, e che con il tempo si diffusero anche tra le Alpi, e che da allora vengono chiamati stelle alpine.
http://www.montagna.org
Parte II
La principessa non si stancava mai di ammirare la bellezza e la varietà della Terra, e con il suo sposo era veramente felice.
Dopo qualche tempo però, la giovane fanciulla cominciò a guardare la Luna con una forte malinconia, diventava pensierosa e sembrava quasi persa in un sogno. Il marito si ricordò delle parole dei due vecchi ed ebbe paura che la sua amata potesse morire. Cercò di distrarla in ogni modo, ma tutti i tentativi furono vani. Finché poi il re della Luna, preoccupato per la salute della figlia, decise di riportarla a casa. Il principe non ne volle sapere di rimanere sulla Terra senza la sua sposa e la seguì sulla Luna. Tornata a casa propria, la giovane si riprese subito, ma altrettanto presto fu il principe a sentire male agli occhi, e il suo destino era di diventare cieco se non tornava sulla Terra. Dovette così arrendersi a tornare nel suo regno, ma per lui terminò ogni felicità.
Cominciò a vagare per monti e boschi, senza più tornare a casa, vivendo come un selvaggio tra le rupi, talmente solitario che non scendeva nemmeno nelle valli.
Dopo molto tempo, in una caverna dove si era rifugiato a causa di un temporale, trovò un piccolo omino, un nano con una lunga e folta barba e una corona d’oro in testa. I due si raccontarono le rispettive vicende e il principe scoprì che l’omino era il re dei Salvani, dei Nani abitatori dei boschi e delle caverne.
Un tempo i Salvani abitavano nel lontano Oriente, ma a un certo punto erano stati sconfitti da un popolo di guerrieri e i superstiti furono costretti a fuggire. Ottennero di poter vivere in un paese lontano, dove però furono ridotti a una dura schiavitù. Fuggirono così nuovamente disperdendosi tra monti e boschi.
Quando poi fu la volta del principe di raccontare le sue vicende, il re dei Salvani, invece di dimostrarsi commosso per tali sventure, fece i salti di gioia. Il principe restò sbalordito, ma subito il re gli disse di aver avuto un’idea: se anche nel regno delle Alpi Orientali i monti fossero bianchi e splendenti come sulla Luna, la principessa non avrebbe motivo di rimpiangere la sua patria. E assicurò che lui e il suo popolo sarebbero stati in grado di rivestire di bianco tutte le montagne.
– Lo faremo purché il re vostro padre ci dia il permesso di abitare nel suo regno in pace. Così saremo tutti contenti – disse il re dei Salvani.
Sebbene dubbioso, il principe accettò subito e parlò con il padre. Dopo un attimo di esitazione, il re accettò poiché i Salvani promisero che non sarebbero mai scesi nelle valli, e che avrebbero sempre vissuto sui monti e sui boschi.
Così dopo aver scelto le loro abitazioni tra burroni, rocce, cascate e boschi, nella notte i Salvani si misero all’opera: le loro mani si muovevano nell’aria con strani movimenti.
– Che state facendo? – chiese meravigliato il principe.
– Filiamo la luce della Luna – gli risposero.
I Nani continuavano a lavorare, crearono un gomitolo luminoso che cresceva sempre più fino a diventare una sorta di involucro, e in tutto il regno, su ogni vetta i Nani avevano filato i raggi lunari. Agli occhi del principe si presentava uno spettacolo meraviglioso! Poi i Nani continuarono il loro lavoro svolgendo questi grossi gomitoli e tirando i fili lucenti lungo tutti i pendii dei monti, finché tutto fu luminosamente bianco.
La mattina seguente tutti gli abitanti del regno videro uno spettacolo magnifico: le vette che prima si innalzavano scure e minacciose verso il cielo, ora erano impallidite e contrastavano con le nere rocce dei regni vicini.
Parte III
Il principe, felice per questo cambiamento, fu però rattristato dalla notizia che la principessa sua amata sulla Luna era gravemente malata e rischiava la vita. Partì subito per andare a trovarla, le rimanevano pochi istanti di vita, ma il principe non si diede per vinto e con tutto il suo amore le rimase accanto. Le disse che aveva preparato per lei un mondo tutto argenteo e lucente sulla Terra:
– Non puoi morire proprio ora. Ti ho preparato un mondo fantastico, devi venire a vederlo e vedrai che non rimpiangerai mai più il tuo paese e sarai felice!
L’amore e la fede del principe riuscirono piano piano a far guarire la principessa, e dopo qualche tempo i due riuscirono tornarono sulla Terra. Lo stupore della principessa fu enorme nel vedere il cambiamento del regno del suo sposo! Il lucente chiarore delle montagne si univa ai colori delle valli, dei prati e dei fiori in uno splendido e perfetto connubio. Mai più la principessa della Luna ebbe nostalgia della suo paese e visse felice con il suo sposo per molti anni.
I Nani furono apprezzati e tenuti in grande considerazione per il loro lavoro e fu loro permesso di vivere tra i monti e i boschi di quel regno.
I monti Pallidi esistono ancora e si chiamano Dolomiti. Il regno è finito da lungo tempo, ma i Salvani sono restati e abitano tuttora nelle macchie, nelle caverne, nelle foreste. E insieme con la dolce luce lunare, anche un poco dell’anima nostalgica della principessa della Luna è rimasta fra le cime sbiancate: chi ha passato qualche tempo tra le Dolomiti, da un irresistibile fascino sarà sempre attratto a tornarvi.
ce frumos; multumesc :)